Contro la violenza maschile sulle donne e le sue complicità

Il 25 novembre si avvicina anche quest’anno e come sempre le notizie di stupri e violenze contro le donne non mancano. Ma quest’anno ci sono due novità, assai in contrasto tra loro: da una parte la criminale complicità che gli/le abitanti di Montalto di Castro hanno pubblicamente e quasi unanimemente espresso nei confronti degli stupratori di una giovane ragazza (al proposito trovate qui un video con alcuni interventi da Montalto e qui una recente intervista alla ragazza vittima della violenza), dall’altra l’avvio di un percorso di donne contro la violenza sulle donne migranti nei Cie, percorso che ha come obiettivi la rottura delle complicità con questa violenza e la denuncia politica di ciò che avviene alle donne rinchiuse nei Centri di identificazione ed espulsione.

Riportiamo di seguito il messaggio che abbiamo inviato alla lista Sommosse a sostegno della proposta di un corteo di femministe e lesbiche a Montalto di Castro il 29 novembre prossimo, e un appello partito da alcune compagne bolognesi per la costruzione di iniziative locali il 25 novembre contro la violenza sulle donne nei Cie.

Carissime, noi compagne della Consultorio autogestita di  Milano abbiamo discusso a proposito del corteo di Montalto e ci siamo trovate  d’accordo sull’importanza di non cancellare quella data. Siamo dell’idea che il  silenzio stampa chiesto dalla famiglia sia una giusta reazione alle vergognose  dichiarazioni di donne e uomini residenti a Montalto. Ma d’altra parte pensiamo  che, essendo state espresse pubblicamente quelle posizioni di aperta complicità  con gli stupratori, sia importante e necessario che un corteo di donne vada lì  a dire cosa ne pensa di questa criminale complicità ed esprima solidarietà alla  ragazza stuprata e alle poche, pochissime ma coraggiose, abitanti di Montalto  che si sono espresse "fuori dal coro" (per dirla eufemisticamente). Quindi auspichiamo che il 29 venga confermata come dataper il corteo a Montalto.

* * * * 

Proposta per iniziative locali di femministe e lesbiche contro i Centri di identificazione ed espulsione il prossimo 25 novembre

Fra le scritte razziste apparse in un quartiere alla  periferia di Milano dove recentemente un uomo, probabilmente immigrato, ha violentato una donna italiana, una  spicca in modo particolare: "Ce le scopiamo noi le vostre puttane". Un pugno nello stomaco di tutte noi, che ben sappiamo la vita durissima, lo  sfruttamento, le continue molestie e gli stupri che le donne migranti subiscono  quotidianamente. Un pugno nello stomaco per chi, come noi, ha subito denunciato  che il processo di etnicizzazione degli stupri era uno strumento funzionale al  razzismo – che si tratti di razzismo istituzionale o "popolare".

Poche settimane prima, a Montalto di Castro nel coro  (quasi) unanime in difesa di otto giovani stupratori italiani, figli di  benestanti, una voce maschile si alza per dire che la ragazza stuprata è di un  altro paese e che poteva starsene a casa sua. Per quanto la distanza fra Tarquinia  e Montalto sia di soli 20 km, rendere "straniera" l’adolescente serve  a giustificare lo stupro e gli stupratori. Da una parte i conniventi,  dall’altra "quella" (così la chiamano a Montalto), la  "straniera".

Due fatti, questi, che mostrano chiaramente la  disumanizzazione agita nei confronti delle "straniere". Una  disumanizzazione che nei Cie raggiunge il suo apice. Ricatti sessuali,molestie, violenze e stupri contro le donne sono, infatti, il "pane  quotidiano" in questi universi concentrazionari – per molti aspetti assai  simili ai lager – sin dalla loro creazione, alla fine degli anni ’90.

Due anni fa siamo scese in piazza a Roma nel grande e  determinato corteo di donne e lesbiche per dire che nessun "pacchetto  sicurezza" doveva essere varato in nostro nome. Oggi il "pacchetto  sicurezza" è in vigore e la campagna istituzionale e mediatica in suo  sostegno è stata costruita proprio sull’equazione razzista  clandestino=stupratore. Ma la realtà è ben diversa e per questo diventa urgente  fare un salto e denunciare i Cie come luoghi privilegiati di violenza e  sopraffazione contro le donne migranti, luoghi in cui i guardiani si sentono in  diritto di abusare delle donne rinchiuse, forti anche delle connivenze  istituzionali che ne garantiscono coperture e impunità.

Come gruppo di compagne, femministe e lesbiche di  Bologna, abbiamo cominciato ad andare sotto il Cie di Via Mattei il 13 ottobre  mentre a Milano venivano condannate a sei mesi di carcere alcune donne  nigeriane "colpevoli" di aver partecipato, in agosto, alla rivolta  nel Cie milanese. Durante un’udienza una di queste donne, Joy, ha denunciato in  aula di aver subito – dopo vari ricatti sessuali – un tentativo di stupro da  parte dell’ispettore-capo del Cie, Vittorio Addesso, e di essersi salvata solo  grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Durante la rivolta, Joy  ed Hellen con altre recluse sono, poi, state trascinate, seminude, in una  stanza senza telecamere, amanettate e fatte inginocchiare per poi venire  picchiate selvaggiamente e successivamente tradotte in carcere.

Con le loro dichiarazioni Joy ed Hellen, che orarischiano un processo per "calunnia", hanno portato alla luce la  realtà della violenza razzista e sessista nei Cie. Siamo convinte che il loro  coraggio vada sostenuto, che oggi sia importante e urgente il moltiplicarsi di  iniziative di femministe e lesbiche che denuncino questa realtà a chi non la  conosce o non la vuole vedere. Esattamente come abbiamo fatto e continuiamo a  fare rispetto alla violenza in famiglia.

Per questo proponiamo che per il 25 novembre – giornata  internazionale contro la violenza sulle donne – nelle varie realtà locali,  soprattutto (ma non solo) dove è presente uno dei tredici Cie sparsi sul  territorio italiano,  compagne,  femministe e lesbiche costruiscano iniziative contro i Centri di  identificazione ed espulsione ed in solidarietà a Joy ed Hellen e a tutte le  migranti che hanno avuto – e che avranno – il coraggio di fare i nomi dei loro  aguzzini.

Siamo già in contatto con donne che, in alcune città,  stanno organizzandosi per quella data; inoltre stiamo creando un blog per dare  visibilità alle varie iniziative e creare una rete tra le diverse realtà di  donne che si stanno mobilitando contro i Cie e la violenza sessista e razzista.  Invitiamo tutti i collettivi e gruppi di compagne a darci comunicazione delle  iniziative messe in cantiere per il 25 all’indirizzo complici@anche.no

Noi non siamo complici!

 

 

Una risposta a “Contro la violenza maschile sulle donne e le sue complicità”

I commenti sono chiusi.