L’inghippo della “clausola di coscienza”

"Il medico che rifiuta di dare la ‘pillola del giorno dopo’ alla donna che gliela chiede non può poi disinteressarsi al caso, ma deve attivarsi per aiutare la paziente a trovare il contraccettivo di emergenza in tempi ragionevoli e appropriati". Questa la posizione ufficiale della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo). "L’obiezione di coscienza addotta a giustificazione del rifiuto, come racconta l’articolo – chiarisce il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco – non esiste, sotto il profilo giuridico, in altre fattispecie all’infuori dell’aborto o di alcune tecniche di fecondazione assistita". Diversamente, spiega all’Adnkronos Salute, "in questi casi esiste solo una clausola di coscienza, che però non esaurisce i doveri del medico".

 

Così riportava lo scorso 5 febbraio Adnkronos Salute.

 

Ma che cos’è la clausola di coscienza?

Per capirlo bisogna andare a leggere il codice deontologico dei medici (scaricabile qui), cioè le regole di autodisciplina della professione.

 

E scopriamo che ciò che nel vecchio codice deontologico era enunciato nell’art. 19

Rifiuto d’opera professionale

Il medico al quale vengano richieste prestazioni che contrastino con la sua coscienza o con il suo convincimento clinico, può rifiutare la propria opera, a meno che questo comportamento non sia di grave e immediato nocumento per la salute della persona assistita

 

dal 2006 è enunciato nell’art. 22  

Autonomia e responsabilità diagnostico-terapeutica

Il medico al quale vengano richieste prestazioni che contrastino con la sua coscienza o con il suo convincimento clinico, può rifiutare la propria opera, a meno che questo comportamento non sia di grave e immediato nocumento  per la salute della persona assistita e deve fornire al cittadino ogni utile informazione e chiarimento.  

 

E’ chiaro, quindi, che il medico non può abbandonare a se stessa la donna che fa richiesta della pillola del giorno dopo, ma deve almeno indicarle un/a collega disposto/a a prescrivergliela.

 

Per lo meno, così dovrebbe essere e così dobbiamo pretendere che sia, proprio perché la pillola del giorno dopo non è un abortivo e quindi nessuno può fare obiezione di coscienza, se no è bene che cambi lavoro.

 

D’altra parte sappiamo bene, sulla nostra pelle, che tra i diritti e la loro attuazione c’è di mezzo il mare vaticano. 

Quindi accade che i medici bigotti considerino – in perfetta sintonia coi diktat papali – la vita come tale dal concepimento, per cui ritengano vita un ovulo appena fecondato dallo spermatozoo anche se non si è ancora impiantato nell’utero e quindi si appellino alla clausola di coscienza anziché ascoltare la richiesta della donna – se no mica saremmo considerate dei semplici contenitori, no? 

 

Insomma, come sempre da una parte dovremmo avere un diritto garantito, dall’altra per ragioni puramente ideologico-religiose questo diritto ci viene negato.

Ma noi dobbiamo e vogliamo reagire, e denunciare.

 

Per questo rimandiamo ai preziosi consigli di Osserva Rosa di Bologna per tutelarsi (lì trovate anche i moduli per denunciare medici e farmacisti inadempienti ) e il telefono dell’ufficio segnalazioni del ministero della salute 0659942378- 0659942758 a cui segnalare gli abusi degli obiettori sulla contraccezione d’emergenza.

 

Ovviamente, vi invitiamo a segnalarli anche a noi e ricordiamo che la conoscenza del proprio corpo, dei propri desideri e del proprio piacere è alla base di ogni pratica di prevenzione e di autodifesa della vita.

 

3 risposte a “L’inghippo della “clausola di coscienza””

  1. Segnaliamo questa nota di Silvio Viale, ginecologo presso l’Ospedale S.Anna di Torino.

    NOTA SULLA CONTRACCEZIONE DI EMERGENZA

    “Leggo su alcuni quotidiani, a volte con tanto di schemi illustrativi
    allegati, che la contraccezione di emergenza agirebbe bloccando
    l’impianto in utero dell’ovulo fecondato. Non è così. La contraccezione
    di emergenza, più nota come “pillola del giorno dopo” (sarebbe meglio
    dell’ora dopo), non agisce sull’ovulo fecondato e tanto meno agisce
    impedendone l’impianto.

    Essa, come tutti i contraccettivi ormonali, agisce in fase pre e
    peri-ovulatoria impedendo la penetrazione dello spermatozoo nell’ovulo.
    Ovviamente, se viene assunta in tempo, poiché l’efficacia dipende dalla
    distanza tra il rapporto e l’ovulazione. Contrariamente a quanto molti
    credono, non si rimane incinta al momento del rapporto, ma nei giorni
    successivi, quando ci sarà l’ovulazione. Di solito, quando c’è
    l’ovulazione gli spermatozoi sono già lì in agguato. E’ in questo
    intervallo che agisce la contraccezione di emergenza, cioè un
    progestinico come il levonorgestrel.

    La conseguenza è che l’efficacia diminuisce con il ritardo di assunzione
    passando dal 95 % a 12 ore a circa il 60 % a 72 ore, mantenendo
    un’efficacia minore fino a 120 ore. Cinque giorni è infatti la durata
    della finestra fertile, che sarebbe opportuno pubblicare più spesso. Per
    quanto riguarda l’ipotesi teorica del concorso di altri meccanismi, le
    modificazioni evidenziate sull’endometrio non sono tali da impedire
    l’annidamento, che avviene 8-12 giorni dopo il rapporto, ma al contrario
    potrebbero addirittura favorirlo. Se la pillola viene assunto quando si
    è già formato l’ovulo fecondato, la contraccezione di emergenza è
    innocua e inefficace, non potendo più influire sul destino dell’ovulo
    fecondato.

    Una dimostrazione indiretta viene dal fatto che dosi ripetute di
    levonorgestrel non aumentano l’efficacia e che per procurare l’aborto
    sono stati utilizzati farmaci antiprogestinici (Ru486), antiestrogeni
    (tamoxifene), antifolici (metotrexate) e prostaglandine, nelle fasi
    iniziali persino un siero anti-HCG, ma non estrogeni e, soprattutto, mai
    progestinici come il levonorgestrel. Una dimostrazione diretta viene
    dagli studi sulle scimmie e sui topi, non potendo eseguirli per motivi
    etici sulle donne, i quali confermano l’assenza di efficacia sull’ovulo
    fecondato. Le evidenze sono tali che, nel 2005, il Dipartimento di
    Salute Riproduttiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scritto
    che “la contraccezione di emergenza con levonorgestrel ha dimostrato di
    prevenire l’ovulazione e di non avere alcun rilevabile effetto
    sull’endometrio (la mucosa uterina) o sui livelli di progesterone,
    quando somministrata dopo l’ovulazione”, escludendo quindi un effetto
    intercettivo su un eventuale ovulo fecondato. Da un punto di vista
    medico la contraccezione di emergenza è classificata “senza limitazioni
    di uso” dall’OMS, che l’ha inserita nella lista dei farmaci essenziali.
    La sua efficacia è minore degli ordinari contraccettivi ormonali, per
    cui rimane un ripiego occasionale, ma l’unico in grado di ridurre il
    rischio di una gravidanza indesiderata.

    Da un punto di politica sanitaria, deve essere assunta al più presto,
    possibilmente entro 12-24 ore dal rapporto considerato a rischio. Per
    questo motivo in buona parte dei paesi europei è stata abolita la
    necessità di ricetta, negli USA l’abolizione della ricetta nel 2006 è
    stata difesa addirittura dal Presidente Bush. Inoltre non è considerata
    abortiva da molti paesi sudamericani ove l’aborto è vietato. In sintesi,
    si può affermare che la CE soddisfa pienamente tutti i criteri che
    caratterizzano un “prodotto da banco”: tossicità molto bassa, nessun
    rischio di sovra dosaggio, nessuna dipendenza, nessuna necessità di
    accertamenti medici, né di monitoraggio della terapia, non significative
    controindicazioni mediche, non teratogeno, facile identificazione del
    bisogno, semplice da usare, dosaggio preciso, nessuna interazione
    farmacologica di rilievo, nessun pericolo in caso di assunzione
    impropria e minime conseguenze in caso di uso ripetuto, o ravvicinato
    nel tempo. Non vi è quindi alcuna ragione per mantenere la ricetta.

    In conclusione, ritengo scorretto che, per pigrizia o per scelta, si
    continui a riportare sui giornali che la contraccezione di emergenza
    agisca impedendo l’annidamento dell’ovulo fecondato in utero, pensando
    magari che, così, non sia più da considerare abortivo solo perché la
    gravidanza inizia con l’annidamento in utero. Mi auguro che su questi
    temi vi sia più attenzione, evitando di darvi rilievo solo quando ne
    parla il Papa, finendo per avallare le sue tesi su un embrione fantasma.”

    fonte: http://www.lucacoscioni.it/pillola_del_giorno_dopo

  2. Segnaliamo anche la posizione della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale – cioè dei medici di base.

    Il documento della Federazione degli ordini dei medici e quello della Cei cui si fa riferimento sono riportati in fondo a questo commento.

    ABORTO: MILILLO (FIMMG), DOCUMENTO MEDICI LARGAMENTE CONDIVISO
    (AGI) – Bologna 25 Febbraio 2008 – Il documento della Federazione degli Ordini dei Medici sulla legge 194 è “largamente condiviso” dal mondo medico e quindi anche dai rappresentanti dei medici di famiglia. Allo stesso tempo è “legittima la possibilità di tutti i soggetti, compresa la Cei, di esprimere posizioni diverse purché siano rispettose della dignità di tutte le persone anche di quelle che hanno pareri, valori e religioni diverse”. È questa la posizione del segretario nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), Giacomo Milillo – interpellato dall’Agi a margine della prima Conferenza nazionale sulle cure primarie in programma a Bologna – in merito al recente dibattito tra i rappresentanti dei medici ed i vescovi sulla legge 194 che tutela il diritto all’aborto. “Nell’ambito di questi consensi – ha spiegato Milillo – il documento è stato il traguardo di un ragionamento fatto, quindi assolutamente condiviso, ed ha un valore per quanto riguarda il codice deontologico”. Il rappresentante dei medici di famiglia, in particolare, condivide il contenuto del documento, diffuso dalla federazione dei medici, che “salvaguardia quel margine di coscienza individuale che il medico, in quanto persona, deve poter esercitare” ma contemporaneamente “cerca di rispettare la dignità dei differenti cittadini”. Commentando il richiamo del Papa al rispetto della vita Milillo è convinto che “l’obiettivo fondamentale dei medici sia la salvaguardia della vita. Naturalmente – ha detto ancora – oltre a salvaguardare la vita i medici devono salvaguardare la dignità della persona. Per cui, tutte le loro decisioni e le loro azioni devono essere comunque rispettose di quelli che sono i valori dei singoli soggetti”.

    Questo il doc cui fanno riferimento i medici di base

    Fnomceo: “la 194 va sostenuta”
    25 FEB – La legge 194, “pur scontando ritardi e omissioni applicative, a distanza di 30 anni dimostra tutta la solidità e la modernità del suo impianto tecnico-scientifico, giuridico e morale. Occorre supportarla”. Parola della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), che si schiera decisamente a favore della legge sull’aborto, tornata a essere oggetto di dibattito e di ‘scontro’ politico, in un documento su diversi temi bioetici messo a punto durante la riunione del Consiglio nazionale della Fnomceo a Roma.
    Nel documento della Fnomceo si evidenzia come si debba sostenere la legge 194 “incrementando l’educazione alla procreazione responsabile, il supporto economico e sociale alla maternità soprattutto in quelle fasce di popolazione dove il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza resta alta, quali ad esempio adolescenti ed immigrate”.
    I rappresentanti dei camici bianchi sono anche a favore della pillola abortiva Ru486, non ancora autorizzata in Italia: va data piena attuazione alla legge, sottolineano, “compreso l’articolo 15, laddove raccomanda ‘l’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità psicofisica della donna e meno rischiose per l’interruzione di gravidanza”.
    Nel testo si parla anche di pillola del giorno dopo, il contraccettivo d’emergenza che troppo spesso è difficile riuscire ad avere. “Non può incontrare surrettizie limitazioni – afferma la Fnomceo – che ostacolino la fruizione del diritto della donna che intenda prevenire una gravidanza indesiderata e un probabile successivo ricorso all’aborto”.

    E questa la polemica della Cei e dei medici lombardi (ma guarda che bel connubio…)

    ROMA, lunedì, 25 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Ha destato scalpore un comunicato diffuso sabato 23 febbraio da parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO).
    Secondo il comunicato la FNOMCeO sostiene e promuove tutte le politiche antivita e cioè il ricorso all’aborto e alla diagnosi preimpianto nella fecondazione assistita, così come l’utilizzo e la diffusione della pillola del giorno dopo e della Ru-486.
    A tale comunicato ha replicato, domenica 24, febbraio il quotidiano Avvenire sostenendo che il documento diffuso è diverso da quello votato dai medici.
    Il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana riporta le dichiarazioni del dottor Valerio Brucoli, componente del Comitato sulla deontologia della FNOMCeO, secondo cui il “documento” in questione presentato come condiviso da tutti i medici è “sostanzialmente un falso”.
    A conferma dei dubbi sollevati da Avvenire sono intervenuti i Presidenti degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri della Lombardia, i quali, in un comunicato diffuso il 25 febbraio, smentiscono che nella riunione di sabato 23 febbraio il Consiglio nazionale della FNOMCeO abbia approvato un documento favorevole a politiche contrarie alla vita nascente.

  3. ‘OBIEZIONE DI COSCIENZA ONNICOMPRENSIVA’, questa la novità lanciata da Scienza&vita per estendere l’obiezione anche là dove non è riconosciuta per legge.

    Si vedano l’articolo dell’agenzia vaticana Zenit
    http://www.zenit.org/article-14404?l=italian

    e il modulo della pan-obiezione
    http://www.scienzaevita.info/…obiezcoscienza.pdf

    che cita “Il sottoscritto dichiara che non intende compiere alcun atto medico, di tipo chirurgico, protesico, o prescrittivo, anche potenzialmente lesivo della salute del concepito”

    Non c’è bisogno di leggere fra le righe per capire che tutto ciò apre ulteriormente la strada al primato di un ammasso di cellule sulla salute della donna. Infatti, seguendo questa logica, anche nel caso in cui la donna gravida avesse bisogno di un farmaco che rappresenta un rischio per ‘il concepito’ potrebbe trovare un medico che non glielo prescrive per salvaguardare la propria ‘coscienza’ (ma di che coscienza vanno cianciando?).

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