Godimenti…

lady vagina artwork

Inauguriamo la sezione Godimenti
con un divertente articolo di Maria Rosa Cutrufelli sulla "scoperta"
della clitoride, perché pensiamo che il diritto delle donne di
autodeterminarsi e di scegliere quando e se essere madri non possa
prescindere dalla consapevolezza di noi stesse e delle nostre
sessualità, dei nostri desideri e godimenti, in autonomia dalla
sessualità maschile.

 

Per la mia generazione la scoperta dell’America

 

Il Palazzi, nel suo Novissimo dizionario della lingua italiana, la ignora. E perciò resterebbe deluso chi cercasse là dentro il significato della parola "clitoride". Anche il "pene", d’altronde, non esiste nel Novissimo dizionario mentre, per quel che riguarda la "vagina" leggiamo la seguente definizione: "Fodero di cuoio della spada". Ma siamo nel 1956 e non c’è da meravigliarsi se dai dizionari scompaiono gli organi genitali sia dell’uomo che della donna, visto il clima sessuofobico.

 

lady vagina artwork Sullo Zingarelli invece (siamo ai nostri giorni) troviamo l’esatta definizione di clitoride, rubricato come sostantivo femminile o maschile, a scelta. Una parola a cui si attribuisce dunque un doppio genere grammaticale. Una parola ambigua. Misteriosa per le bambine della mia generazione, cresciute col Novissimo dizionario del Palazzi. La scoprimmo però di colpo negli anni Sessanta, quando fummo sommerse da un’infinita quantità di studi sull’orgasmo femminile.

 

Si trattava, per così dire, della scoperta dell’America: nel senso che la clitoride, proprio come il "nuovo" continente, era sempre stata lì e vi assicuro che tutte quante eravamo ben consapevoli della sua presenza. E tuttavia il nome, il nome mancava.

 

Ci precipitammo perciò a leggere ogni librone o libretto sfornato dall’industria editoriale del tempo: dal rapporto Kinsey, che analizzava con scientifica pedanteria ogni sfumatura del comportamento sessuale umano, ai libri di Desmond Morris o della famigerata coppia William Masters – Virginia Johnson.

 

 
In questi libri solitamente alla parola clitoride era abbinato l’articolo "il". Suppongo che ciò avvenisse per la sottolineata affinità con l’organo genitale maschile: il clitoride era per l’appunto un organo erettile, in questo simile a un piccolo pene. Evviva dunque, era la conclusione, anche le donne ce l’hanno! Ma com’è che ce l’hanno così piccolo? Vi giuro (e ve lo posso dimostrare) che attorno a questa questione si accese un vero e proprio dibattito politico-scentifico.

 

Da questo dibattito, che coinvolse scienziati sociali e soprattutto antropologi di differenti tendenze politiche, apprendemmo diverse cosucce. Intanto che, nel passaggio alla stazione eretta, i genitali esterni della femmina umana si erano spostati in avanti e che l’originario orgasmo vaginale, legato alla funzione riproduttiva, aveva perso importanza rispetto all’orgasmo clitorideo, che aveva una funzione, così scrivevano gli esperti, sostitutiva e ancora imperfetta. Ma allora, si obiettò, se la clitoride era una tarda (e imperfetta) particolarità anatomica come mai le femmine degli altri primati, cioè le nostre cugine scimmie, lo possiedono anche loro e addirittura più grande di quello delle donne? L’antropologo Bernard Campbell trovò subito la spiegazione, almeno per quel che concerne la piccolezza dell’organo erettile femminile: il fatto è che, disse, nel coito umano, ventre contro ventre, dimensioni maggiori sarebbero inutili "o persino svantaggiose". Ne sapeva una più del diavolo, il nostro Campbell.

 

Per venire alla sostanza della questione, quello che effettivamente si capì in modo certo e inequivocabile fu che la donna aveva organi genitali specializzati: un organo esclusivamente per il piacere (la clitoride) e uno buono a tutti gli usi, ma destinato prevalentemente alla funzione riproduttiva. L’uomo invece, poveretto, aveva a sua disposizione un organo soltanto, che doveva bastargli sia per il piacere che per la riproduzione. E dato che nel frattempo era nato il movimento femminista che, ai suoi albori, era alquanto irriverente e privo d’inibizioni, ci appropriammo immediatamente di questo dato di fatto per elaborare delle nostre proprie teorie.

 

Fu così che nel mio gruppo, un po’ per gioco e un po’ per dispetto, avanzammo l’ipotesi che la femmina umana, provvista di organi specializzati, depositaria con la sua clitoride (naturalmente ormai nominata soltanto al femminile) del sacro fuoco del piacere fine a se stesso, rappresentasse lo stadio più evoluto della specie, quello destinato al progresso civile. E chissà che fine avrebbe fatto l’uomo, rimasto talmente indietro, a uno stadio arcaico dell’evoluzione, più o meno allo stadio dello "scimmione nudo" di Desmond Morris.Le donne insomma erano pienamente umane grazie proprio alla loro clitoride, mentre gli uomini ancora dovevano affrancarsi da una primitività iscritta nel loro corpo. D’accordo, era una "teoria" un po’ troppo darwiniana, ma si trattava soltanto di una sfida lanciata per gioco (non ci prendevamo sul serio come i vari scienziati sociali, i vari Campbell di turno).

 

D’altronde, pur avendo ormai dato un "nome" alla "cosa", la clitoride restava ancora un oggetto misterioso. Funzionava da "terzo incomodo", in un certo senso, nei rapporti individuali (etero ma anche omosessuali). Nell’espressione letteraria poi, nei romanzi e nell’immaginario artistico, tornava a sparire del tutto. Invano leggevo scene d’amore e di sesso cercando qualcosa che almeno accennasse al nostro fuoco intimo, alla scaturigine del piacere femminile.

 

Ricordo una scena decisamente osé per l’epoca, un rapporto, lesbico narrato da Fausta Cialente in un romanzo (Natalia) scritto a fine anni venti. La narratrice racconta di brividi, di carezze date con mani che odorano di mandarini e che d’un tratto perdono «l’aroma del frutto innocente»… Molto poetico. Molto vago.

 

Poi, finalmente, incontrai La ragazza di nome Giulio, lo scandaloso (ebbe perfino un processo) romanzo di Milena Milani. E lessi: «Ho trovato in basso, tra le mie gambe, come un piccolissimo serpente nel mio ovale con il taglio, è una lingua di serpente che sporge, è cosa mia, attaccata a me, anche lui, questo serpentello appena nato che non ricordavo di avere… Improvvisamente da quel mio ovale misterioso, la piccola lingua di serpente è diventata fuoco, e tutto l’ovale si mutava… non esistevo più, solo correnti fredde e calde mi attraversavano, come se nuotassi e mi avvolgessero in acqua fili elettrici, che erano senza isolante e mi carbonizzavano».

Grazie, Milena.

 

Maria Rosa Cutrufelli

 

(Questo articolo è apparso nell’inserto di Liberazione del 6 marzo 2005; ringraziamo Rosanna Fiocchetto per avercelo segnalato)

 

foto tratte dal sito di Lady Vagina 


Una risposta a “Godimenti…”

  1. Eh!eh!Bella l’idea che la sessualità femminile sarebbe lo stadio più avanzato della specie, destinato al progresso civile!!! Peccato che agli uomini etero sia quasi impossibile far entrare nella testa il concetto di sesso e piacere distinto da quello della penetrazione del loro preziosissimo uccellino, ovvero dalla riproduzione…per loro il rapporto sessuale si esaurisce li’, e tutto il resto non esiste…una fatica spiegargli come stanno veramente le cose!!!
    Fra l’altro stavo pensando che probabilmente è da qui che nascono le idee secondo le quali i rapporti omosessuali sarebbero “contro natura” (secondo costoro solo il rapporto etero finalizzato alla riproduzione sarebbe “naturale”)…ma se mettiamo insieme tutte le categorie che dal sesso ricavano solo piacere senza per forza essere “riproduttive”, siamo decisamente la maggioranza! TUTTE LE DONNE ETERO+TUTTI GLI OMOSESSUALI+TUTTE LE LESBICHE ecc.. (senza contare tutte le coppie che usano abitualmente anticoncezionali)…beh forse questi signori che ci dicono che l’unico sesso “giusto” e “naturale” è quello finalizzato alla riproduzione hanno fatto un calcolo sbagliato!!!

I commenti sono chiusi.