L’odissea del giorno dopo – da repubblica

Dopo il Corriere anche Repubblica pubblica un’inchiesta sull’odissea, o il gioco dell’oca, a cui e’ sottoposta una donna a Milano, che si trovi nella situazione di dover prendere la pillola del giorno dopo. Certo esistono altri contraccettivi, ed arrivare alla pillola del giorno dopo e’ gia’ un passaggio che implica alcune ‘disattenzioni’ ma ad ogni modo nessun medico puo’ rifiutare di prescrivere quello che e’ a tutti gli effetti un contraccettivo e non un abortivo. Per quel che riguarda la situazione lombarda e’ chiara l’impronta che Formigoni ha voluto costruire, speriamo non diventi il futuro ministro della sanita’.

Pubblichiamo quindi integralmente l’articolo di di Davide Carlucci, Zita Dazzi e Oriana Liso.

L’odissea negli ospedali
per la pillola del giorno dopo

Tempi lunghi e anche i no dei medici obiettori

È una caccia al tesoro. Ottenere una prescrizione per la "pillola
del giorno dopo" negli ospedali milanesi può trasformarsi in un
gioco dell’oca, fatto rimbalzando di ospedale in ospedale,
soprattutto se si abita nell’hinterland, come testimoniato da una
lettera pubblicata su Repubblica mercoledì. Una gara non
impossibile da vincere, ma nella quale bisogna avere molta pazienza
e una discreta dose di fortuna.
Mettendo in conto che la speranza di assumere il farmaco entro
ventiquattro ore dal rapporto a rischio – come consigliato dagli
stessi medici – potrebbe essere vana, e quindi porterebbe a
un’altra e più lunga attesa per avere la certezza di non essere
incinta. Una questione che altrove, vedi Genova e Pisa, ha già
portato a denunce penali o a inchieste aperte dalla magistratura:
in procura a Milano, invece, finora non risultano casi di
denunce.

Per verificare quella lettera e per capire se anche in una città
come Milano sia difficile farsi prescrivere la pillola del giorno
abbiamo girato per gli ospedali – quelli dotati di un pronto
soccorso ginecologico, come suggerito dall’operatrice della guardia
medica a cui abbiamo chiesto lumi – e abbiamo provato anche in
qualche consultorio, fingendoci una giovane single e una coppia
sposata in ansia per un rapporto a rischio. La certezza che non
sarebbe stato tutto facile e veloce ce l’ha data la stessa
operatrice della guardia medica: «Io le indico l’ospedale più
vicino a casa sua, ma se quando va lì trova medici obiettori che
non prescrivono la pillola ci richiami, le indicheremo un altro
ospedale». La donna o la coppia che si presenta in qualunque pronto
soccorso milanese deve superare diversi sbarramenti. Gli infermieri
all’accettazione – prima ancora di compilare il modulo per il
triage – si informano in reparto per sapere il nome dei ginecologi
di turno. Se ci sono solo obiettori di coscienza, non c’è verso
nemmeno di mettersi in attesa. Gli obiettori considerano «Norlevo»
e «Levonelle» – sono i nomi commerciali del Levonorgestrel – un
farmaco abortivo e quindi non lo prescrivono.

Secondo le indicazioni del ministero della Sanità si tratta invece
di un sistema di «contraccezione d’emergenza» dopo un rapporto
sessuale non protetto o a rischio, per esempio per la rottura del
preservativo. Il «fattore tempo» diventa importante per chi teme
una gravidanza indesiderata. Ma il tempo gioca contro, in questa
gara. E i tempi di attesa, quando abbiamo trovato medici
disponibili, variano comunque fra i 50 minuti e le tre ore e mezza.
Il verbale di pronto soccorso consegnato a chi chiede la
contraccezione d’urgenza riporta la scritta «codice bianco». Vale a
dire, il minor grado di urgenza.

Tra i tentativi fatti, scopriamo che al San Carlo e alla Macedonio
Melloni la risposta è negativa. Il professor Mauro Buscaglia,
primario al San Carlo, da sempre al fianco delle donne nella
battaglia per la difesa della 194, spiega: «Da noi c’è un medico
che firma le richieste ogni giorno dalle 10 alle 11. Fuori orario
può capitare di non avere il certificato, d’altronde la donna ha 72
ore di tempo dal rapporto per prendere la pillola, non è una
prestazione d’urgenza vera e propria. Si può tornare il giorno
dopo». Ma non tutti gli ospedali hanno la premura di organizzarsi
come fa il San Carlo e come ha disposto il ministero della Sanità.
Nelle strutture di ispirazione cattolica, come il San Raffaele, è
persino inutile andare: a specifica domanda, infatti, l’ospedale fa
sapere che tutti i suoi medici sono obiettori di coscienza, quindi
non prescrivono il farmaco. Nel nostro giro, però, facciamo due
tentativi in ospedali cattolici: in uno dei due troviamo un medico
disponibile. Dalla Macedonio Melloni spiegano: «Normalmente siamo
organizzati perché vi sia sempre la possibilità di avere la
richiesta per la pillola entro le 24 ore. Se anche al pronto
soccorso non fossero in servizio medici che la prescrivono, alla
donna viene dato un appuntamento in reparto per il giorno
successivo, quindi entro le 24 ore. Le indicazioni date alla
direzione sanitaria e ai primari sono queste. La donna non può
essere lasciata sola».

Alla Mangiagalli, tempio dell’ostetricia in via della Commenda,
invece, non ci sono problemi. Nei consultori l’unico problema è
l’orario: sono aperti fino al primo pomeriggio, e la prescrizione
dipende dalla presenza o meno della ginecologa. Anche la verifica
in una decina di farmacie rivela che, con la ricetta in mano, non
ci sono problemi per acquistare la pillola del giorno dopo. Quanto
ai medici curanti e ai ginecologi di fiducia – ammesso che la donna
voglia mettere al corrente il medico di famiglia dei suoi fatti
privati – dipende da caso a caso: anche tra i medici di base,
infatti, ci sono gli obiettori e gli iscritti al Movimento per la
Vita, che non prescrivono il Norlevo.

(13 aprile 2008)

 

 

3 risposte a “L’odissea del giorno dopo – da repubblica”

  1. Salve, sono una ventiquattrenne. io vorrei sporgere una denuncia contro il pronto soccorso di montesilvano (PE) ma non so se ho i mezzi per farlo. Avevo bisogno di norlevo ed erano già passate 24 ore dal rapporto a rischio. Si sa che piu passano le ore maggiore è il rischio di inefficacia del farmaco.(entro 12 ore 95%, entro le 24 80%,oltre le 24 e fino a 72 addirittura il 50 percento!!!!). Ebbene la guardia medica mi ha NEGATO LA PRESCRIZIONE dicendo che dovevo necessariamente attendere il mio medico (era domenica, quindi altre 12 ore d’attesa minimo) o andare la mattina dopo al consultorio. Sono cosi’ andata ALLA GUARDIA MEDICA DI PESCARA FINGENDO DI AVER AVUTO UN RAPPORTO A RISCHIO 70 ORE FA E DI AVERE ASSOLUTA URGENZA DELLA PILLOLA. e’ stato L’UNICO MODO PER AVERE QUESTA BENEDETTA PILLOLA, altrimenti benvenuta neomamma. Si deve arrivare a mentire per avere qualcosa???!!! secondo voi potrei sporgere denuncia?

  2. Gli obiettori non hanno più ragione di esistere da almeno 20 anni, visto il motivo per cui l’obiezione di coscienza era stata istituita (per permettere ai ginecologi di allora di scegliere, visto che quando avevano scelto la specializzazione, la 194 non c’era).
    La campagna è quindi sacrosanta.
    Chi è obiettore, scelga un altro mestiere.
    Ciao
    Donatella

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