Il governatore della Regione Sagrestia Roberto Formigoni si è appellato all’"arte laica e religiosa del dubbio" riguardo all’inchiesta che ha portato all’arresto di Piergianni Prosperini – ex vicepresidente della suddetta regione nonché assessore al turismo. Poco c’importa che Prosperini sia finito in galera per corruzione, turbativa d’asta e truffa nell’ambito di un’inchiesta su tangenti (sai che novità a Milano e in Lombardia…), che fosse o meno chiamato "il boss". Tutto questo lo lasciamo alle "anime belle" che ancora credono di vivere in un paese tanto onesto quanto democratico.
È altro, invece, che ci interessa rilevare a proposito del "Miles Christi" (anzi, “milites”, secondo il suo latinorum…) – il "soldato di Cristo", omofobo e razzista – e del suo governatore. Ci riferiamo agli intrallazzi neocoloniali tra Prosperini, Formigoni e Isaias Afewerki – ex combattente nella guerra di liberazione dal dominio etiopico e da anni dittatore dell’Eritrea.
Già nel 2005 un’interpellanza parlamentare – in cui si tralasciavano gli stupri compiuti dai "nostri ragazzi" in missione "di pace" in Eritrea – citava espressamente tanto le condizioni di vita in quel Paese (arresti, torture, dissidenti desaparecidos), quanto la vendita di armi di fabbricazione italiana – "risultano nel quinquennio 1999-2003, da parte dell’Italia, esportazioni di armi leggere ad uso civile per 1.568.894.729 euro, di cui parte verso paesi palesemente in guerra o con conflitti interni come Colombia, Russia, Algeria, Eritrea, Etiopia, Israele" – quanto, soprattutto, gli intrallazzi col dittatore eritreo di Formigoni, Paolo e Silvio Berlusconi, l’ex repubblichino Mirko Tremaglia (solo per citarne alcuni) e Prosperini – portavoce del dittatore in Italia.
La prospettiva del business neocoloniale – che ha ingolosito anche alcune regioni "rosse" – non presentava, dunque, nessuna contraddizione per il ciellino “difensore della vita” Formigoni, sempre pronto a colpevolizzare e criminalizzare le donne che vogliono interromepere una gravidanza quanto ad intrallazzare con un governo che tortura e ammazza
chi è accusato/a di diserzione – e cioè non è disposto/a a farsi un numero indefinito di anni di servizio militare e di lavoro gratuito com’è, appunto il national service in Eritrea.
Un governo che fa dello stupro delle donne un privilegio degli ufficiali, come nel campo-lager di addestramento di Sawa, che Prosperini l’anno scorso, parlando a Radio Popolare, ha definito "luogo di villeggiatura", scatenando le giuste ire degli ascoltatori eritrei.
Evidentemente l’ipocrita "difesa della vita" passa rapidamente in secondo piano quando si tratta di difendere i propri interessi economici…
"Incoraggerò gli investitori lombardi – aveva dichiarato Formigoni – a cogliere le numerose opportunità di investimento esistenti in Eritrea e a proseguire nella collaborazione che da tanti anni lega la nostra Regione a questo Paese. È questa la via per far crescere i rapporti tra i popoli nell’epoca odierna, caratterizzata dalla globalizzazione e dalla caduta dei confini tra gli Stati". E per incoraggiarli di più Prosperini aveva fatto del suo ufficio al Pirellone una sorta di ufficio del commercio con l’Eritrea. Insomma: dittatore chiama, Lombardia risponde, per dirla parafrasando uno slogan dello stesso Miles Christi.
Si spiegano, così, anche le mazzate che si son presi i profughi eritrei che avevano occupato, l’aprile scorso, l’ex residence Leonardo da Vinci di Bruzzano. Pensavano di essere arrivati in un paese che potesse accoglierli – magari anche in nome del passato coloniale – dopo la fuga dal regime eritreo, ma qui han trovato gli amici di quel regime pronti a farli a massacrare dalle loro guardie armate.
Perché, in fondo, regimi fondati sulla paura – come quello di Isaias Afewerki – sono il sogno, nemmeno segreto, dei governanti italiani, e non solo di chi, come Prosperini, ne difende apertamente l’autoritarismo.
Non abbiamo bisogno, infatti, di andare fin nell’Eritrea di Isaias Afewerki per trovare la militarizzazione del territorio, le botte agli studenti e la criminalizzazione di chiunque non sia "in linea" con chi comanda, lo stupro come strumento per controllare le donne, il lavoro gratuito e lo sfruttamento della manodopera per ingrassare le casse dello stato (e degli imprenditori), il controllo sociale diffuso e la delazione come suo strumento, la persecuzione ideologica…
Ecco perché, difendendo i propri interessi, in questo Paese un qualsiasi Formigoni – dominus e boss della sanità lombarda – può permettersi di dire "Tutti conoscono Prosperini. Se c’è una persona che appare limpida e trasparente, che ha la passione della politica, e che ci mette del suo, è proprio Prosperini".
Una vera "amicizia operativa" in stile ciellino, non c’è che dire!