Con Pillolissima 2009 libertà e autodeterminazione!
Bliz di studentesse e precarie negli ospedali di Roma: alla ricerca della pillola del giorno dopo
La scorsa notte i più grandi ospedali di Roma sono stati oggetto di un blitz-inchiesta da parte di circa 50 studentesse (di alcune scuole di Roma e delle due università La Sapienza e Roma 3) e precarie. L’obiettivo è quello di tracciare una mappa di quegli ospedali in cui illegalmente si esercita l’obiezione di coscienza sulla contraccezione di emergenza. Verso le 22.00 piccoli gruppi di donne sono entrati contemporaneamente nelle sale dei pronto soccorso richiedendo la cosidetta "pillola del giorno dopo", che deve essere assunta entro le 72 ore dal rapporto sessuale ma la cui efficacia diminuisce col passare delle ore.
I dati raccolti la scorsa notte sono i seguenti.
Il policlinico Gemelli e l’ospedale S.Pietro Fate Bene Fratelli non prescrivono la pillola.
Difronte alle insistenze delle studentesse, il personale risponde che questi sono ospedali cattolici (come se si fossero dimenticati di essere convenzionati con lo stato italiano), giustificando, in questo modo l’omissione di soccorso.
L’ospedale CTO rifiuta la prescrizione della pillola e al momento di rilasciare la dichiarazione del rifiuto, la dottoressa chiede di pagare il ticket di 25 euro, indirizzando poi la richiedente ad un altro ospedale per avere la prescrizione della pillola, dopo aver pagato un altro ticket.
I pronto soccorsi degli ospedali Policlinico Umberto I, San Filippo Neri, San Camillo Forlanini, S.Eugenio, Pertini e S.Giovanni prescrivono la pillola solo dietro pagamento del ticket di 25 euro.
In particolare l’ospedale S.Eugenio viene indicato da più ospedali come il luogo in cui viene prescritta la pillola "senza problemi".
Nel pronto soccorso del S.Giovanni viene negata in un primo momento a seguito di insistenze da parte delle studentesse, viene prescritta.
Negli ospedali S.Andrea, Policlinico Casilino, Policlinico Tor Vergata si segnala la presenza di obiettori ma, allo stesso tempo, la possibilità di ottenere la prescrizione della pillola, anche se con tempi di attesa non prevedibili e sempre dietro il pagamento del ticket.
Denunciamo l’omissione di soccorso e l’interruzione di un pubblico servizio degli ospedali, laddove è illegale che i medici ricorrano all’obiezione di coscienza.
La contraccezione di emergenza infatti ha un effetto prefertilizzante e non abortivo, non prevede restrizioni d’uso (è un farmaco che rientra nella "classe 1" dell’ OMS) e deve essere prescritta senza diagnosi.
Ribadiamo inoltre che la salute deve essere un sevizio pubblico e gratuito per tutti e tutte, migranti e cittadini/e italiani/e: per questo riteniamo inaccettabile il costo del ticket (solo per farsi prescrivere una pillola) pari a 25 euro che devono essere sommate al costo del farmaco(circa 13 euro).
La nostra azione è volta a rimettere al centro del dibattito pubblico la libertà delle donne nella gestione del proprio corpo, troppo spesso utilizzato strumentalmente per dare avvio a provvedimenti dettati dalla morale cattolica e che limitano la possibilità di scegliere una sessualità e una maternità consapevole.
Per questo noi obiettiamo gli obiettori.
Tutte le donne devono avere accesso ad un’informazione laica e libera su sessualità e prevenzione, che agendo prima dell’emergenza educhi a una sessualità consapevole; a un sistema di welfare universale che consenta prestazioni sanitarie gratuite e servizi che ne sostengano l’autodeterminazione, a partire da consultori, asili pubblici e centri antiviolenza.
La libertà e i diritti delle donne non saranno il prezzo da pagare in questa crisi. Né ora né mai.