La campagna Obiettiamo gli obiettori, nata da una intuizione del
collettivo femminista Maistat@zitt@ di Milano, è stata fatta propria
dall’assemblea delle femministe e lesbiche tenutasi a Roma il 23-24
febbraio ’08 ed è stata immediatamente rilanciata in diversi territori
da vari gruppi di donne, dal Friuli alla Sicilia.
Obiettiamo gli obiettori è una campagna delle donne per le donne. Poiché il tema della libera scelta riguardo alla maternità si inserisce in quello più ampio dell’autodeterminazione delle donne, referenti della campagna sono i collettivi femministi e lesbici e le singole che si stanno battendo per l’affermazione di questo diritto e vogliono costruire un ponte con chi lavora nei consultori e all’interno dei reparti di ostetricia e ginecologia garantendo l’interruzione volontaria di gravidanza.
L’interruzione di gravidanza evidenzia la contraddizione tra sessualità femminile e maschile, per questo il contributo maschile alla campagna può essere soltanto la radicale messa in discussione del proprio comportamento sessuale. Da 30 anni ci costringono a scendere in piazza per difendere una legge, la 194, che non ci è mai piaciuta in quanto legge di compromesso che offre la sponda a chi ci vuole impedire di decidere sui nostri corpi. La sessualità femminile è distinta dalla capacità di procreare; la posta in gioco è, allora, la libertà femminile, libertà che deve essere affidata alla pratica delle relazioni tra donne e non alle leggi dello stato.
Obiettiamo gli obiettori si inserisce in un percorso politico che ha al centro la nostra autodeterminazione in ogni ambito della vita e parte da alcuni punti fermi per un discorso in divenire e per la costruzione di riflessioni e pratiche autonome:
- rompere con l’assistenzialismo e la delega, cercando, invece, di costruire reti sociali di donne che sostengano e legittimino l’autonomia dei percorsi femminili
- rompere le complicità femminili con il maschile, rompere con la seduzione e con l’alienazione del desiderio nel desiderare di essere desiderate, cioè nell’essere oggetti – e non soggetti – di desiderio
- affrontare la profonda contraddizione tra sessualità maschile e femminile, mettere al centro la materialità del corpo, agire per un recupero dei nostri corpi, per saperi e pratiche autonome dalle aspettative e dai modelli maschili
- rifiutare la replicazione del modello maschile, ma anche l’uso delle cosiddette "capacità femminili" che, dissimulando le relazioni autoritarie nel lavoro e nella politica, si rivelano funzionali alla riproduzione del controllo e delle relazioni gerarchiche.
- individuare forme di resistenza femminista/lesbica collettiva e creare percorsi politici che rafforzino le esistenze individuali, nella prospettiva di passare dalla resistenza alla liberazione.
Godete di tutta la mia stima.
Consideratemi parte del gruppo.
Si, in teoria lo puoi denunciare ma lui può appellarsi alla clausola di coscienza (vedi post su clausola di coscienza); al momento le cause già avviate sono ancora in corso credo, ma se dovessero andare a finire a favore del medico obiettore sarebbe un brutto precedente. Anche per questo credo che più interessante di una denuncia sia il fatto di “invertire” un pò i ruoli fra medico e paziente, mi spiego meglio: con la campagna obiettiamo gli obiettori non siamo più noi in balìa delle scelte personali del medico e quindi in posizione di “vittime”, ma SCEGLIAMO NOI da quale medico farci visitare (per una gravidanza, per un esame ginecologico, ecc..) in base a un aspetto fondamentale della sua professionalità (cioè se è obiettore o meno); in questo modo si può scardinare questo sistema che vede sempre il medico “col coltello dalla parte del manico” e prenderci noi ‘sto coltello!!
Mi chiedo: se incontro un obiettore di coscienza sulla pillola del giorno dopo, e ho con me un testimone del suo rifiuto, lo posso denunciare? E quella denuncia mi porta a qualcosa o viene lasciata “cadere nel vuoto”?
Angela
certo che bisognerebbe fare un bel blitz in ogni ospedale obiettore. E’veramente una cosa assurda e inconcepibile che in un paese civile come l’Italia dobbiamo ancora nel 2008 trovarci la libertà limitata e dobbiamo sentire gli uomini parlare del nostro corpo in tutti gli argomenti come se noi non fossimo capaci di prendere parola. La donna non è proprietà di nessuno.
Io occuperei gli ospedali pur di riappropriarmi di un diritto che sto perdendo, che gli obiettori sono aumentati in un modo assurdo, tale che temo tra due anni nessuno farà più un aborto perchè il loro scopo è quello di far si che nessuno esegua la 194 e che abroghino la legge, perchè ritenuta da loro inutile se nessuno la applica. è triste ma purtroppo il loro obiettivo è questo. Come una volta ci troviamo un italia comandata dagli uomini, e noi dove siamo? dove siamo finite nella copertina di un calendario? (scusate se sono diretta, sono fatta così :D)
Apprezzo il fatto che le donne si sono fatte sentire quando Ferrara avviava la sua depprimente campagna e hanno vinto, ma ora tocca continuare perchè se la cosa è silenziosa poichè non siamo più in campagna elettorale, la caccia alle streghe continua.
Baci
🙁
grazie dell’indicazione, abbiamo subito sistemato.
Ciao care… non so… io visualizzando il blog se leggo articoli singoli (da ultimi inserimenti diciamo…)lo vedo bene (con sfondo bianco) mentre se clicco su “ogo” in alto a sinistra per vedere tutti gli articoli insieme (diciamo l’home page) lo vedo senza sfondo bianco e con il fondo fucsia e nero …quindi illegibile… spero che vi sia d’aiuto….. saluti femministi