Le donne: corpi che non contano

Pubblichiamo in anteprima l’articolo di una compagna di Maistat@zitt@, scritto per il prossimo numero di Guerre&Pace dedicato ai fondamentalismi e agli integralismi, perché pensiamo possa contribuire al dibattito sull’autodeterminazione delle donne. 

 Le donne: corpi che non contano

di N.P. 

«Se un lavoro non riesco a trovarlo adesso che ho ancora  una  buona presenza, meno ancora potrei domani quando porterei evidenti i segni  di una decrepita vecchiaia. Dopo tanto tormento, un mese fa avevo trovato come  cameriera in un albergo balneare […]. Al momento giusto non mi fu rilasciato  il  libretto di lavoro, perché non avevo una residenza. Chiesta la residenza,  non fu concessa perché non avevo un lavoro che giustificasse la mia presenza in  quella città… […] Ebbene è così questa ipocrita società, anziché darci una  spinta verso l’alto, la dà invece per gettarci sempre più giù».

Può sembrare banale dire che la storia si ripete, ma  certamente questo stralcio tratto da una delle tante Lettere dalle case chiuse  (1955) raccolte da Lina Merlin e Carla Barberis pur risalendo al luglio 1953 ci  dice qualcosa di molto attuale. Qualcosa di terribilmente attuale se pensiamo  al recente disegno di legge sulla prostituzione presentato dalla  ministra-valletta – o dovrei dire valletta-ministra? – Carfagna, un miscuglio  di trionfo dell’ipocrisia e politiche repressive contro le donne ma,  soprattutto, l’ennesima dimostrazione che i nostri sono corpi che non contano.

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Il ‘decreto sicurezza’ scavalca i diritti sanitari?

Nonostante la legge ancora (ma per quanto?) garantisca il diritto all’assistenza sanitaria per tutte/i, compresa l’Ivg, come avevamo già specificato nel vademecum, una donna ghanese sprovvista del permesso di soggiorno è stata arrestata a Treviso dopo un’interruzione di gravidanza in una struttura pubblica.

Questa notizia gravissima, apparsa nel sito della Società italiana di medicina delle migrazioni, ci dice molto sugli effetti collaterali del ‘decreto sicurezza’…

Un accanimento inutile e dannoso. Si presenta in ospedale per sottoporsi ad una interruzione volontaria di gravidanza ma la polizia, al termine dell’intervento, la arresta perche’ irregolare. E’ accaduto a Treviso ad una ragazza ghanese di 20 anni, senza fissa dimora. Il presidente della provincia di Pordenone afferma “La norma che vieta di segnalare alle autorità i clandestini che utilizzano le strutture sanitarie è un’autentica vergogna” e chiede al ministro dell’Interno Maroni di attivarsi per rivedere gli articoli legislativi riguardanti l’assistenza sanitaria a chi risiede illegalmente in Italia. In particolare propone di abrogare la disposizione che prevede il divieto per il personale sanitario di segnalare alle autorità di Polizia i clandestini che richiedono aiuto medico.

La SIMM risponde dal sito di La Repubblica-Metropoli.

fonte: http://www.simmweb.it/

 

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Anche a Parigi in piazza contro l’obiezione di coscienza, per i diritti sessuali e riproduttivi (e altro)

Mentre continua in Italia la saga degli obiettori contro la pillola del giorno dopo, scopriamo che neppure la Francia, considerata  emblema di laicità, è immune dal problema dell’obiezione di coscienza. Lo  dimostra la piattaforma della manifestazione ‘REMBALLE TON PAPE‘, che si terrà a  Parigi venerdì 12 settembre in occasione della visita di Ratzinger su invito di  Sarkozy. Il coordinamento di gruppi e collettivi femministi, lgt, libertari  ecc.,  che organizza il corteo ritiene  infatti che la visita papale sia inaccettabile in quanto "costituisce un  attacco contro i movimenti sociali per molteplici ragioni", fra cui:

Un attacco contro il diritto alla contraccezione e  all’aborto

Il catechismo della chiesa cattolica insiste: "il  piacere sessuale è moralmente disordinato quando è fine a se stesso, separato  dalla procreazione e dall’unione familiare".

Poiché la norma è che sessualità e riproduzione sono  intimamente legate, è innanzitutto contro il diritto all’aborto che si scaglia  la chiesa cattolica. Migliaia di donne muoiono ogni anno nei paesi in  cuil’aborto è illegale. Dove è legale, il diritto delle donne a disporre dei  propri corpi è attaccato senza sosta. In Francia, dove il 40% delle donne  abortisce una volta nella vita, i servizi ospedalieri che praticano l’aborto  sono sempre meno finanziati  acausa di un’attiva opera di lobbying da parte della chiesa cattolica.  Quest’ultima, inoltre, promuove la diffusione dell’obiezione di coscienza – inparticolare il diritto dei medici di rifiutarsi di praticare l’aborto – e  sostiene che si tratti di un dovere.

Qui potete leggere l’intera piattaforma tradotta in italiano